Una volta all’anno è lecito tutto… o quasi. Il Carnevale è una di quelle ricorrenze durante le quali si lasciano andare le proprie inibizioni per celebrare la festa più allegra dell’anno.
Durante il Carnevale il normale ordinamento delle cose è ribaltato e tutto è concesso! Radici pagane e tradizioni storiche ci parlano della forza sovversiva del Carnevale, un evento in cui chiunque, anche per un attimo, può diventare ciò che non è. Basta solo indossare una maschera e non prendersi troppo sul serio.
La Campania possiede una delle tradizioni carnevalesche più forti del mondo, e sono tante le feste di Carnevale in Campania, in comuni, grandi e piccoli, che festeggiano in grande stile.
Cosa è la “Canta dei Mesi”
Una delle tradizioni in Campania più sentite durante il Carnevale è la “Canta dei Mesi”, che rappresenta un’allegoria che vuole essere omaggio e devozione per ciò che Madre Natura offre nel susseguirsi delle stagioni. La rappresentazione della Cantata dei 12 mesi avviene negli ultimi giorni del Carnevale, c’è un re, vestito con sfarzo che rappresenta il potere; un servo che simboleggia la dipendenza e dodici figuranti che rappresentano i mesi e quattro che raffigurano le stagioni. Insieme a loro vi sono due paggi, un Arlecchino (al nord) o un Pulcinella (al sud) il cui sarcasmo e la cui ironia sono l’unica difesa nei confronti delle prepotenze subite. Ci sono poi guardie con alabarda che mantengono l’ordine pubblico e non manca l’accompagnamento musicale con fisarmoniche, chitarre, violini e mandolini.
In Campania tra le più importanti rappresentazioni della Canta dei mesi c’è Casale di Carinola e Pignataro maggiore, entrambi in provincia di Caserta. Qui, la particolarità è che oltre ai dodici mesi fa la sua comparsa Capodanno, il mese nascosto. Se si vuole assistere alla Canta dei Mesi si può visitare anche Cusano Mutri, in provincia di Benevento, che dedica alla Canta dei mesi il pomeriggio dell’ultimo giorno del Carnevale. Lo spettacolo è diretto dal Padre dei Mesi, un uomo imponente munito di una piroccola, un gran bastone con l’anno millesimato. Ogni mese viene rappresentato da un personaggio eccentricamente abbigliato che, con la sua cavalcatura, avanza recitando i suoi versi.
La Zeza, la maschera del Carnevale
La Zeza è una scenetta in cui Pulcinella litiga con sua moglie Zeza, diminutivo di Lucrezia, perchè non approva l’amore tra la figlia Vincenzella e Don Nicola, uno studente benestante di origine calabrese. Pulcinella si oppone alla loro relazione ma, dopo essere stato minacciato dal genero, è costretto ad accettare il matrimonio. Fino alla metà dell’Ottocento la Zeza veniva rappresentata nei palazzi e nelle piazze di Napoli ma per la sua oscenità venne ufficialmente proibita, trasferendosi nell’entroterra.