“A refrische ‘e ll’anime d’ ‘o priatorio”..un culto tutto napoletano

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Come in tutte le cose anche sul culto dei morti i napoletani devono distinguersi. Ed ecco che sottolineamo un’usanza che può sembrare fuori dal normale, eppure per molti anni a Napoli è stata una tradizione molto sentita, che forse non è scomparsa del tutto. A Napoli ci si prendeva cura di un teschio, una vero e proprio cranio che veniva scelto tra tanti, curato e venerato, a cui non veniva fatto mancare nulla, in cambio di preghiere e grazie che venivano chieste, creando un ponte con l’aldilà. Basta pensare al Cimitero delle Fontanelle, una distesa di scheletri, impossibili da contare tutti, ma le ultime stime dicono che ci siano circa 40.000 ossa. Molti teschi sono adornati con statuine, monete, corone e tanto altro. Questi sono i teschi che la gente adottava prendendosene cura, le cosiddette anime pezzentelle, ossia le anime povere, non di spirito, ma quelle che nella vita terrena hanno avuto poca disponibilità economica. Adottare un cranio è molto semplice, chiunque vuole sceglie un teschio, lo ripulisce e lo venera, magari costruendo un altarino povero fatto di fiori e lumini. Sotto il teschio veniva messo un fazzoletto ricamato, questo era il primo passo nell’adozione di una particolare anima da parte di un devoto. Al fazzoletto si aggiungeva il rosario, messo al collo del teschio per formare un cerchio; in seguito il fazzoletto veniva sostituito da un cuscino, spesso ornato di ricami e merletti. A ciò seguiva l’apparizione in sogno dell’anima prescelta, la quale richiedeva preghiere e suffragi. Generalmente l’anima “adottata” appare in sogno, costringendo il devoto a fare di più per abbellire l’altarino. Quello che sembra avere solo costi, in realtà aveva anche molti benefici per gli adottanti, si narra , infatti, che spesso è accaduto che l’anima sia apparsa in sogno portando qualche numero da giocare al Banco Lotto.

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I poveri teschi che invece non riuscivano a portare migliorie nella vita degli adottanti venivano abbandonati in cambio di un’altra testa di morto con la speranza che sia più generosa. I teschi dovevano impegnarsi poichè l’avere un buon adottante che gli dedichi preghiere e doni portava un tornaconto importante. Le anime di cui parliamo, infatti, sono quelle bloccate nel purgatorio e la benevolenza delle persone, attraverso la preghiere,le sollevava dalle pene. L’alleviamento da una pena in napoletano si traduce con rifrisco. Da qui la famosa espressione che si ritrova nelle preghiere rivolte a queste anime: «A refrische ‘e ll’anime d’o priatorio», ossia ad alleviare le pene del Purgatorio.