Nel centro storico di Napoli, su una delle strade più trafficate della città, colpisce lo sguardo una piccola scultura. Una scultura in marmo, coperta di festoni floreali, con vasca rettangolare e vezzosi nastri ornamentali. La statua si trova su Corso Umberto, la si nota prima di arrivare all’ Università Federico II, su via Giuseppina Guacci Nobile. Colpisce sopratutto un particolare: la statua stringe le sue “zizze” da cui sgorga l’acqua. I napoletani amano chiamarla “Fontana delle Zizze” e l’allusione, ironica e spontanea, è piuttosto chiara. La scultura, ricorda la Sirena Partenope alata, che sgorga l’acqua dai suoi seni. Una statua, simbolo e mitologia della città di Napoli. La statua, personificazione della leggendaria Partenope, versa i suoi flutti sulle fiamme ardenti del Vesuvio.

La Fontana delle “Zizze” è addossata alle mura della chiesa di Santa Caterina di Spina Corona da cui trae il nome. Nel 1354, tale Chiesa era conosciuta anche come dei “Trinettari”, perché è qui che si concentrava il commercio di artigiani e mercanti di seta, che lavoravano merletti e trine per il regno. Ubicata nel centro storico della città rappresenta un valido tentativo di restauro e salvaguardia dei monumenti dal degrado cittadino.
Fu Don Pedro de Toledo nel 1532, a volere il rimaneggiamento della Fontana di Spina Corona. E’ a lui che si deve la modifica della Fontana con l’aggiunta della Sirena, nell’atto di spremere le sue “zizze”, lo stemma di Carlo V, lo stemma a scacchiera del viceré spagnolo, e l’altro bipartito della città di Napoli.
La data esatta di realizzazione della fontana non è precisa. Sono molte però le fonti, che attribuiscono tale opera a Giovanni di Nola. Il significato allegorico è doppio. Oltre a rappresentare la Sirena Partenope nell’atto di fermare l’eruzione del Vesuvio, simboleggia anche il “potere” di placare il tumulto del popolo napoletano. Quella che oggi vediamo è una copia riprodotta e scolpita da Achille d’Orsi mentre la statua originale è conservata al Museo San Martino di Napoli. Una statua, che dalle sue “zizze” sgorga la leggendaria storia della città di Napoli.